PROLOGO: Los Angeles,
California
La villa isolata, circondata
da una fitta foresta da un lato e dall’oceano dall’altro, era appartenuta ad un
magnate dei film horror, quando la Anvil Productions era
la punta di diamante del genere nel campo del muto.
Poi il muto era morto. Gli
attori della Anvil erano scomparsi, si dice suicidi o
rovinati dall’alcool e dall’esaurimento nervoso. Il magnate della Anvil era scomparso senza lasciare tracce di sé. Nessuno
aveva mai rilevato la sua proprietà, la Valle
delle Ombre come lui stesso, Frederick Folssom,
l’aveva battezzata.
Villa Folssom,
era una struttura gotica di 500 mq, cupa, dai legni scuri, quasi neri. Il tetto
era di tegole di ardesia, con mostruosi gargoyle. Folssom,
che scriveva personalmente ogni sceneggiatura dei suoi film, affermava di
trovare grande ispirazione dalla posizione della sua proprietà.
E ne aveva ben donde: la
struttura giaceva in una spianata naturale, una concavità fra le colline. La corrente
del mare forniva l’umidità necessaria per creare banchi di nebbia fittissimi,
che rendevano ogni albero una struttura spettrale ed inquietante. Avventurarsi
nella foresta in simili condizioni era un’avventura.
Inoltre, Folssom
aveva chiesto ed ottenuto l’introduzione, nel suo parco privato, di un branco
di lupi, i cui richiami, durante le notti di Luna piena soprattutto, facevano
gelare il sangue a più d’uno. Gli animali erano rimasti lì, e chi aveva tentato
di cacciarli non ci aveva mai più riprovato.
In sintesi, la Valle delle
Ombre era zona tabù…se si vogliono eccettuare gli occasionali ragazzi in cerca
di emozioni veloci,
e i correnti inquilini, il
MARVELIT presenta
Episodio 1 - I demoni nella città degli angeli
Contrariamente a quanto
l’aspetto esterno poteva suggerire, l’interno della casa era rigorosamente
pulito e ben curato. In qualche modo, ciò esaltava i tetri addobbi, dalle tende
nere e viola, alla mobilia angolare e sobria, ai quadri di perfetti sconosciuti
dai volti severi e crudeli.
L’illuminazione non aiutava
di certo: i punti luce dal soffitto creavano coni appena sufficienti per chi vi
stava sotto, poi era come muoversi nella perenne penombra.
Il che andava benissimo ai
presenti:
Ø
il Fantasma.
Enigmatico erede del giustiziere ucciso dal Flagello. Il suo costume, a
differenza dei suoi predecessori, era imbottito a materiale antiproiettile
intessuto con vibranio. I guanti e gli stivali erano corazzati con sottile ma
durissimo polimero metallico. Il mantello disponeva di un dispositivo di oloproiezione e di teletrasporto -ed altri utili gadget.
Ø
Dansen Macabre, la seconda in comando. Donna bellissima quanto
letale dai bianchi capelli e avvolta in un body bianco con eleganti spirali
nere. Il ballo era la sua arma letale.
Ø
Ago. Non ci
si facesse ingannare dal suo aspetto solo apparentemente fragile. Era muto, ma
il suo occhio (il sinistro, la sola parte visibile del suo volto mascherato)
parlava per lui.
Ø
Tick-Tock. Prototipo dell’ometto buffo, calvo, fuori forma, e
con un paio di occhialini spessi. Poteva vedere nel passato e nel futuro, anche
se per solo sessanta secondi.
Ø
Gypsy Moth. La bella
mutante dell’Europa orientale, poteva controllare la materia sotto forma di
fibre.
Ø
I Fratelli Grimm. Il loro assurdo modo di comportarsi nascondeva abilità mistiche da
non sottovalutare.
Ø
Tatterdemalion, ex attore, come l’Ago non proprio nel fiore degli
anni, ma capace di nascondere molte sorprese nel suo abito da straccione.
Ø
Lucciola.
Vestita secondo i più rigidi dettami della Generazione X, era il primo nuovo
acquisto del gruppo. Era una giovane mutante capace di dare forza agli spiriti
dei defunti.
Ø
Lupa.
Secondo nuovo acquisto. Mutante prevalentemente umana nell’aspetto (volendo
escludere la rada pelliccia grigia, gli artigli, le zanne, le orecchie
appuntite e gli occhi color verdi dell’omonimo animale), ferale nel carattere.
E nel look ‘selvatico’ a base di piercing e dello stretto necessario in omaggio
alla decenza.
“Ammiriamo davvero la tua
faccia tosta,” disse uno dei Grimm, seguito a ruota dall’altro, con identico
tono, “pertanto alla tua chiamata abbiam dato risposta.”
“Speravo davvero che aveste
perso almeno quest’abitudine lessicale,” disse Tick-Tock.
A intervalli regolari, l’ometto lanciava nervose occhiate a Lupa prima, poi
alla sua immancabile cipolla.
“Non morde, Tick-Tock,” disse il Fantasma. “Non noi, almeno.”
“Pensavamo la stessa cosa per
Jack Russell,” fece il mutante.
“Sbagliato. Sapevamo che
durante la Luna piena il suo autocontrollo tendeva a vacillare, e la nostra Dansen Macabre aveva esattamente il compito di aiutarlo.
Peccato che proprio il lupo in lui, alla fine, non fosse uno spirito domabile.”
“E allora perché cercarcene
un altro?” chiese Gypsy Moth.
Diede anche lei un’occhiata in tralice a Lupa, che ricambiò guardandola come la
gatta prima del topo.
“Come gli esseri umani, i
lupi sanno essere molto versatili nelle situazioni critiche, nonché eccellenti
combattenti. Nessuno di noi possiede i sensi naturali acuti come Lupa, e ciò
può rappresentare un importante vantaggio tattico. A differenza di Jack
Russell, inoltre, Lupa è perfettamente stabile…ed ha un perfetto controllo sui
suoi ‘sottoposti’.”
Un tetro ululato, filtrato
dalla nebbia, giunse alle orecchie dei presenti.
“Ti prenderò in parola, su
questo,” disse Tatterdemalion, con la sua voce roca,
attraverso la sciarpa che gli copriva il volto dal naso in giù. “Ma ora, e
senza trucchi, vogliamo sapere perché ci hai fatto uscire di galera.”
Non bisognava essere stati
addestrati dai più raffinati maestri del culto di Kali,
per percepire la terribile tensione che aleggiava là dentro. La prima volta che
il vigilante in nero di nome Sudario
aveva radunato questa gente, lo aveva fatto, mentendo loro, per ottenere un
gruppo di bene infiltrati giustizieri nel mondo del crimine. Combattere il male
con le sue stesse armi.
Aveva sbagliato, e il gruppo
si era ribellato contro di lui. Ora sarebbe stato diverso.
Il Fantasma annuì. “Il Night
Shift deve vivere ancora una volta, prefiggendosi gli stessi obiettivi
conseguiti alla sua prima fondazione. So che a nessuno di voi piace l’idea di
essere degli ‘eroi’, intesi come benevoli servitori del pubblico.
“Non intendo gettarvi allo
sbaraglio contro i supercriminali, per quelli ci sono samaritani a sufficienza.
Intendo che si continui a lavorare in modo da colpire il crimine organizzato al
cuore, privarlo di mezzi, uomini e proprietà, arricchendo noi. Non sarete
sottoposti ad alcun codice etico, salvo quello di non coinvolgere degli
innocenti nei nostri affari. Lo scopo finale è quello di aiutare la società.
“Naturalmente, non intendo
sottovalutare la vostra capacità di coesione nella nostra precedente
esperienza. So che come Night Shift, avete continuato a lavorare insieme[i]. Come
nuovo capo, non intendo ripetere gli errori del mio predecessore.”
“Se rifiutiamo,” “in
gattabuia torniamo?”
“Sì.”
“Allora penso di potere
parlare a nome di tutti e risparmiarci la risposta che arriverà fra poco,”
disse Tick-Tock alzandosi in piedi. “Accettiamo la
tua ‘offerta’, anche se sono diverse le motivazioni per quanto riguarda Lupa e
Lucciola.”
Il Fantasma si alzò in piedi.
Tenendo i pugni poggiati al tavolo d’ebano, si chinò in avanti e disse,
“Eccellente. Ho già pronta una lista di obiettivi.”
“Ma
non ci dire,” borbottò Moth, aggiungendo una
parolaccia nella sua lingua nativa.
Come ogni metropoli che si
rispetti, Los Angeles non era immune alla sindrome delle ‘due facce’. Dietro al
glamour che la caratterizzava, si nascondeva una fiorente industria del
crimine, di cui droga, scommesse e prostituzione erano le punte di diamante.
Un business tentacolare,
un’idra dalle molte teste. Sarebbe stato un lavoraccio solo ridurre
significativamente la presenza per le strade, soprattutto ora che l’intero
Stato della California non versava nelle migliori condizioni economiche.
Partire dai capoccia, dalle
teste dei vari cartelli e famiglie, sarebbe stato controproducente. Avrebbe
solo scatenato lotte di potere e spostamento dei baricentri.
No, bisognava partire dalle
radici, dal mercato che alimentava questa gente priva di ogni morale. Bisognava
mettere la strizza ai consumatori, e togliere di mezzo i loro aguzzini.
E quale migliore posto di una
raffineria clandestina di droga, per iniziare?
L’edificio in periferia era
solo una parte del diffuso decadimento urbano. Interi complessi immobiliari
erano stati ormai reclamati dai senzatetto e dagli immigrati clandestini. La
legge operava occasionali rastrellamenti per farsi bella di fronte alla stampa,
ma alla fine le cose restavano com’erano.
Era il posto ideale per
svolgere i propri affari senza problemi. La raffineria in questione occupava
l’intero ultimo piano del palazzo un tempo lussuoso: 200 metri quadri
interamente occupati. Questi produttori e spacciatori praticamente vivevano qui
da più di due anni. Le attrezzature erano tutte facilmente smontabili, e in
caso di retata venivano occultate e disperse in tutto il palazzo. Si trovavano
all’ultimo piano, il settimo, senza ascensore, e ce ne voleva prima che la
polizia riuscisse a raggiungerli. Quando arrivavano, al massimo si trovavano di
fronte a qualche innocuo cannato senzatetto.
La sistemazione perfetta,
dunque?
No.
Erano nel pieno
dell’attività, quando, senza un suono, uno squarcio si aprì nell’aria. I
criminali restarono a dir poco di stucco, perdendo preziosi secondi a
fissare il globo multicolore allungarsi,
assumere la forma di una specie di manta…e finalmente rivelare il Night Shift
al completo!
“Signori,” disse il Fantasma.
“ricordate: ci servono vivi e vegeti.”
Lupa fu la prima a darci
dentro! Scattò in avanti, così veloce che due spacciatori quasi non la videro
arrivare loro addosso! Due potenti pugni li colpirono al ventre, tramortendoli
all’istante.
Ago interpretò alla lettera
gli ordini del capo: tese l’arma, foggiata nella guisa del suo nom-de-plume, come una lancia di
giavellotto, e la lanciò. Uno spacciatore si ritrovò la mano letteralmente
impalata contro il muro. Urlò orribilmente.
A quel punto, il caos divenne
completo. Gli altri spacciatori spararono quasi alla cieca contro i loro
numerosi opponenti. Ma era già troppo tardi: gli occhi di Lucciola brillarono,
e dalla teenager eruttò un simulacro del terribile Effetto-Fenice. L’uccello di energia avviluppo i proiettili, che si
arrestarono a mezz’aria per poi ricadere al suolo in un allegro tintinnio.
Gypsy Moth vide diversi
spacciatori cercare di defilarsi dalla porta. Fece un gesto, e i loro abiti si
trasformarono in solidi bozzoli.
“Gli altri sono nostri,”
“arrivano i mostri!” I Fratelli Grimm schioccarono le dita, e nuvole dorate
apparvero sotto i loro piedi. Su quelle nuvole, decollarono all’inseguimento
dei fuggitivi.
Tatterdemalion afferrò la sua sciarpa. Con uno strattone al punto
giusto, la divise in due. La agitò come un lasso, e la lanciò all’indirizzo di
tre giovani. Come per magia, il pezzo di stoffa si stese e quando arrivò
addosso al suo obiettivo, era abbastanza lunga da avvolgerli per bene tutti e
tre. “Te lo concedo, capo: questi nuovi trucchi funzionano.”
“Non potevamo aspettarci di
meno,” disse Tick-Tock, che stava di fronte
all’ultimo degli spacciatori: un giovane ispanico che imbracciava una replica
dell’AK-47. Era pallido e tremava. “Indietro…por Dios, state indietro, mostri! Ve mato todos!”
“Non lo farai,” rispose
l’ometto, placidamente.
“Ci credo che non lo farà,”
ringhiò Lupa, avvicinandosi, a quattro zampe, con i canini appuntiti bene in
vista, fissando negli occhi il giovane. Si leccò le labbra vermiglie. “Che ci
provi. Coraggio.”
“La sua arma, prego,” fece
l’ometto, tendendo la mano. Il ragazzo, finalmente, decise che non valeva fare
il martire. “Tenetemela lontana, vi prego…” balbettò, e consegnò l’arma a Tick-Tock…come facilmente prevedibile. Lupa fece uno sbuffo
di indignazione.
Un attimo dopo, anche i Grimm
tornarono con le loro prede, avvolte in bozzoli collosi. “Poco divertimento,”
“ci è voluto un momento.”
Gli spacciatori furono tutti
radunati al centro della raffineria. Il Fantasma emerse dalla stanza adiacente:
spalancò il suo mantello, e ne emersero altri quattro sciagurati. Tremavano,
piangevano, i loro occhi erano vitrei. Appena furono fuori dalla loro trappola,
si misero in posizione fetale.
“Prima ed ultima possibilità
di cooperare, signori,” disse il Fantasma, mentre il Night Shift si metteva in
formazione intorno a loro. “Vogliamo le coordinate delle vostre zone di
spaccio, vogliamo sapere a chi consegnate i soldi, chi sono i vostri fornitori
di materia prima e i nomi degli avvocati che vi tirano fuori.”
“Hai detto bene, amico,”
disse uno dei criminali, quasi sghignazzando. “Avvocati. Di quelli in gamba,
che faranno finire voi nei casini per
questo arresto illegale!” E sottolineò il concetto, sputando in faccia al
tenebroso vigilante. “Chiaro, eroi?”
La saliva scorse lentamente
su una maschera impassibile. “Credo che non ti sia chiaro che non siamo eroi. Tick-Tock?”
L’ometto osservò la sua
cipolla, poi indicò l’ispanico. “Lui non saprà dirci nulla comunque. Andrà
bene.”
“Ottimo. Ago..?”
L’anziana figura si avvicinò
all’ispanico. La sua lancia ad ago luccicò sinistramente sotto le lampade al
neon.
“No! Avevate promesso,
avevate…” le sue parole si trasformarono in verso strozzato, appena la lancia,
con un agile movimento, lo trapassò all’addome! I suoi occhi rotearono
all’indietro, e si accasciò contro l’arma, lasciandosi dietro una scia di
sangue.
“Dove eravamo rimasti?”
chiese il Fantasma al giovane che ora non era più tanto arrogante. “E tu sarai
l’ultimo della lista, se necessario. Chissà se nel frattempo i tuoi complici…”
“Vi dico tutto io!” disse uno
di loro, una ragazza. “Oddio, per favore, non uccideteci! Ho una bambina, lo
faccio per lei!” Un attimo dopo, snocciolò tutte le informazioni desiderate,
dati avallati dagli altri, che continuavano a lanciare occhiate spaventate al
corpo di Jose.
Il Fantasma fu soddisfatto.
“Molto bene. Manterrò la parola.” Si concentrò. I suoi occhi divennero due
sinistri fuochi fatui. I volti dei prigionieri passarono rapidamente ad una
maschera di puro terrore. Il Night Shift osservò affascinato, in silenzio, quel
processo.
Gli occhi si spensero. A quel
punto, dei criminali erano rimasti solo dei gusci tremolanti, sbavanti e
puzzolenti di escrementi.
“Hanno forse visto le tenebre
dentro di loro?” chiese uno dei Grimm.
“In un certo senso. Ho
stimolato le loro fobie più recondite, rendendole reali; ma quello che importa
di più è che assoceranno a noi il loro terrore. E ci penseranno due volte prima
di tornare a questa vita.”
Quanto all’unico morto, anche
se non era stata autodifesa, era stata comunque giustizia: il ragazzo aveva
personalmente ucciso suo fratello neonato all’età di dieci anni, e la sua
‘carriera’ nel mondo del crimine era costellata del sangue di innocenti. Era di
fatto un papabile ai gradi alti della sua organizzazione…se lo si fosse
lasciato fare. “Ci sono soldi o documenti utili?” chiese, senza aspettarsi
veramente una risposta positiva.
Infatti, dopo una meticolosa
perquisizione -vale a dire che tutto quello che poteva essere rovesciato, distrutto
o fatto a pezzi fu in tale modo trattato- Dansen
Macabre disse, “Niente di niente. Solo la droga.” E quella non poteva certo
essere venduta per profitto. “Fratelli Grimm..?”
“Si fa un focherello,” disse
uno dei due. Con un gesto fluido della mano, fece apparire in essa un uovo
metallico. Tick-Tock, accarezzandosi una tasca,
disse, “I vigili del fuoco sono in arrivo.” Naturalmente, li aveva chiamati un
minuto fa.
Il Grimm lanciò l’uovo, che
appena toccò il mucchio della droga in pasticche, si mise a ticchettare. Il
Fantasma attivò il teletrasporto, ed il Night Shift lasciò la scena.
Quando
i pompieri fossero arrivati, avrebbero spento l’incendio appena in tempo. Gli
spacciatori sarebbero stati diagnosticati con un grave caso di infezione dai
fumi della droga.
Si chiamava Arnold Pepper. Il
suo aspetto era quello di un anonimo contabile, e quello era effettivamente il
suo lavoro: per una settimana, quest’uomo molto stempiato, vestito di grigio,
raccoglieva gli incassi della sua area di competenza, consegnati dai ‘capi
zona’ . Circa centomila dollari a sera, nei giorni buoni, il più provenienti
dalle scommesse.
L’uomo osservò gli addetti
trasportare i sacchi di denaro nel furgone blindato, sotto la sorveglianza di
guardie armate. L’operazione avveniva in disciplinato silenzio, mentre oltre un
milione di dollari lasciava lo studio di un onesto notaio. Quella era l’ultima
tappa del furgone, che per l’organizzazione aveva raccolto circa tre milioni di
dollari.
E, come sempre, tutto andò
bene. Ci fu il consueto scambio di ricevute, poi le guardie salirono a bordo
delle auto di scorta, ed il furgone partì.
“Un giorno o l’altro, lo
giuro, faccio sparire due o tremila dollari. Sto chiedendo un aumento da una
vita.”
La guardia seduta accanto
all’autista si limitò a roteare gli occhi. Come impiegati per una delle più
importanti famiglie del Maggia, guadagnavano abbastanza da mantenersi la moglie
ed un paio di puttane. Il guaio di Jack è che il suo vero grande amore erano le
scommesse; si era indebitato fino al collo, e prima o poi sarebbe finito a*
Uno stridore di freni, e il
furgone tamponò l’auto di scorta anteriore. Dietro di loro, ci fu un altro
stridore di freni. Ma i due uomini non ci fecero caso. La loro attenzione era
tutta per
la donna. Una donna
bellissima, che danzava ad un ritmo che esaltava le sue grazie, un ritmo lento,
irresistibile…
…Ipnotico. In pochi istanti,
gli autisti del furgone e la scorta furono vittime del fascino di Dansen Macabre.
Arnold Pepper stava per
chiudere la porta dello studio dietro di sé, quando udì il suono
dell’incidente!
Si voltò di scatto…solo per
venire inchiodato alla parete da una mano pelosa alla gola! Gli occhiali quasi
gli caddero, ma non ne aveva bisogno per capire che era davvero nei guai.
Mentre Lupa, ringhiando, lo
tratteneva, il Fantasma gli disse, “E ora, signor Pepper, la prego di guardare
bene nell’occhio del mio collega, l’Ago.”
Gli occhi spalancati dal
terrore, Pepper si trovò a guardare nell’unico occhio dell’uomo in costume. Un
occhio luminoso, così luminoso…
I
Fratelli Grimm finirono di infilare l’ultimo sacco di dollari dentro un sacco
assurdamente piccolo. Accanto a loro, un verdone mangiasasssi
si stava pascendo delle porte del furgone. “Chi ben comincia,” “è a meta
dell’opera.” Uno chiuse il sacco, e l’altro lo fece sparire con un altro
svolazzo di mano. Poi dal vicolo emersero il Fantasma e gli altri.
“Abbiamo
le coordinate bancarie. Buon lavoro, signori.”
Circa un minuto dopo, il
gruppo si materializzò a Villa Folssom; più
precisamente, nella stanza riservata a Lucciola.
La ragazza, masticando a
mitraglia una gomma, era stravaccata su una sedia. Sulla scrivania stava un
portatile dell’ultima generazione, già acceso e in attesa. “Ce ne avete messo.
Ancora un po’, e dovevo aggiornare il sistema.”
Il Fantasma le passò un
foglietto. “Ora puoi cominciare a lavorare.”
Lei memorizzò rapidamente le
coordinate bancarie e la password, poi si dedicò al computer. Fece volare le
dita sulla tastiera. Entrare nel conto era la parte facile; sarebbe stato più
divertente farlo partendo da zero, ma il capo non ci teneva ad attirare
l’attenzione… “Ecco qua.” Fece un fischio. “Però, non è mica vero che il
crimine non paga. Ci paga abbondantemente!” Lavorando ancora sulla tastiera,
trasferì l’intero conto, fino all’ultimo centesimo, su una serie di conti
esteri nei più blindati paradisi fiscali. Poi si mise al lavoro sugli altri
conti indicati da Arnold Pepper sotto l’irresistibile influenza ipnotica
dell’Ago.
Ci vollero circa trenta
minuti, ma alla fine la famiglia Corsoni si trovò più
povera di 120 milioni di dollari, e il Night Shift più ricco di 10, più quelli
presi al furgone. Gli altri 110 sarebbero stati trasferiti, a piccole dosi, a
varie organizzazioni umanitarie ed ambientalistiche sparse per il mondo.
“Come
prima notte di lavoro, non possiamo lamentarci,” disse il Fantasma.
“Naturalmente, la nostra percentuale è più bassa, dati i rischi ridotti… Ma non
temete: appena la malavita comincerà ad organizzarsi meglio, i nostri soldi
dovremo guadagnarceli per davvero.”
Nell’esatto momento in cui il
Fantasma pronunciava quelle parole, in un lussuoso casinò…
“Hanno fatto cosa?”
Vittorio Corsoni
era stato svegliato appena due ore dopo essere andato a dormire. Era stata una
buona serata, l’unica cosa decente di una giornata stressante, ed ora questo. “Sarà meglio che sia uno
scherzo,” sibilò, allacciandosi alla meglio la cintura della vestaglia, mentre
entrava nel suo studio. “O siete morti!”
Il segretario particolare e
capo delle guardie del corpo di Corsoni era la
combinazione ideale per ogni donna: un cervello fine in un corpo da
bodybuilder, tutto in tiro come se fosse appena uscito da un’accademia
militare. E, effettivamente, Samuel Seller era
un ex-militare. Medaglia d’onore nella prima Guerra del Golfo e poi in
Afghanistan, più diverse operazioni ‘bagnate’ per conto del governo. Era un
uomo che aveva paura di una sola persona: il suo capo.
Vittorio Corsoni
era il degno capo della sua famiglia: regolava personalmente ogni operazione
con il pugno di ferro, possedeva una mente molto acuta e già il Maggia lo stava
considerando quale leadedr per la costa occidentale.
E lui non poteva presentarsi con un simile fiasco nel suo curriculum.
Seller aspettò che il capo si
fosse messo seduto, poi disse, “Nessun errore. Alle ore 01:20, degli
sconosciuti hanno attaccato la nostra raffineria n.10. Un morto, sei feriti.
Sono stati tutti ricoverati. Sono sotto choc, incapaci anche solo di esprimersi
coerentemente. Tre sono già in stato catatonico.
“Alle ore 01:31, il furgone
con gli incassi della settimana è stato attaccato e derubato. Gli autisti e gli
uomini della scorta non hanno alcuna memoria di quanto sia accaduto. Arnold
Pepper, il nostro contabile, è stato trovato in stato catatonico nelle
vicinanze del suo studio.
“Ho fatto un controllo ai
nostri conti presso la CityLife Bank, per sicurezza,
e ho scoperto che tutti i nostri conti sono stati svuotati. Un lavoro pulito,
apparentemente senza tracce del responsabile.”
Vittorio Corsoni
aveva quaranta anni. Era in piena forma, non fumava e non usava nessuna delle
droghe che la sua organizzazione commerciava, e beveva moderatamente. Poteva
tirare avanti anche una settimana di seguito prima di avere bisogno di riposo,
quando si metteva in testa di fare
qualcosa. “Le telecamere?”
Seller annuì. C’erano
microcamere addosso agli agenti ed agli uomini della scorta, nascoste come
fermacravatta e gemelli. Microtrasmittenti erano altresì installate in ogni
raffineria. “Il loro contenuto è sotto analisi. I risultati perverranno fra
mezz’ora.”
Corsoni sorrise sinistramente. “Bene. Vuol dire che mi godrò
quest’attesa…”