PROLOGO: Los Angeles, California

 

La villa isolata, circondata da una fitta foresta da un lato e dall’oceano dall’altro, era appartenuta ad un magnate dei film horror, quando la Anvil Productions era la punta di diamante del genere nel campo del muto.

Poi il muto era morto. Gli attori della Anvil erano scomparsi, si dice suicidi o rovinati dall’alcool e dall’esaurimento nervoso. Il magnate della Anvil era scomparso senza lasciare tracce di sé. Nessuno aveva mai rilevato la sua proprietà, la Valle delle Ombre come lui stesso, Frederick Folssom, l’aveva battezzata.

Villa Folssom, era una struttura gotica di 500 mq, cupa, dai legni scuri, quasi neri. Il tetto era di tegole di ardesia, con mostruosi gargoyle. Folssom, che scriveva personalmente ogni sceneggiatura dei suoi film, affermava di trovare grande ispirazione dalla posizione della sua proprietà.

E ne aveva ben donde: la struttura giaceva in una spianata naturale, una concavità fra le colline. La corrente del mare forniva l’umidità necessaria per creare banchi di nebbia fittissimi, che rendevano ogni albero una struttura spettrale ed inquietante. Avventurarsi nella foresta in simili condizioni era un’avventura.

Inoltre, Folssom aveva chiesto ed ottenuto l’introduzione, nel suo parco privato, di un branco di lupi, i cui richiami, durante le notti di Luna piena soprattutto, facevano gelare il sangue a più d’uno. Gli animali erano rimasti lì, e chi aveva tentato di cacciarli non ci aveva mai più riprovato.

In sintesi, la Valle delle Ombre era zona tabù…se si vogliono eccettuare gli occasionali ragazzi in cerca di emozioni veloci,

e i correnti inquilini, il

 

 

MARVELIT presenta

Episodio 1 - I demoni nella città degli angeli

 

 

Contrariamente a quanto l’aspetto esterno poteva suggerire, l’interno della casa era rigorosamente pulito e ben curato. In qualche modo, ciò esaltava i tetri addobbi, dalle tende nere e viola, alla mobilia angolare e sobria, ai quadri di perfetti sconosciuti dai volti severi e crudeli.

L’illuminazione non aiutava di certo: i punti luce dal soffitto creavano coni appena sufficienti per chi vi stava sotto, poi era come muoversi nella perenne penombra.

Il che andava benissimo ai presenti:

Ø  il Fantasma. Enigmatico erede del giustiziere ucciso dal Flagello. Il suo costume, a differenza dei suoi predecessori, era imbottito a materiale antiproiettile intessuto con vibranio. I guanti e gli stivali erano corazzati con sottile ma durissimo polimero metallico. Il mantello disponeva di un dispositivo di oloproiezione e di teletrasporto -ed altri utili gadget.

Ø  Dansen Macabre, la seconda in comando. Donna bellissima quanto letale dai bianchi capelli e avvolta in un body bianco con eleganti spirali nere. Il ballo era la sua arma letale.

Ø  Ago. Non ci si facesse ingannare dal suo aspetto solo apparentemente fragile. Era muto, ma il suo occhio (il sinistro, la sola parte visibile del suo volto mascherato) parlava per lui.

Ø  Tick-Tock. Prototipo dell’ometto buffo, calvo, fuori forma, e con un paio di occhialini spessi. Poteva vedere nel passato e nel futuro, anche se per solo sessanta secondi.

Ø  Gypsy Moth. La bella mutante dell’Europa orientale, poteva controllare la materia sotto forma di fibre.

Ø  I Fratelli Grimm. Il loro assurdo modo di comportarsi nascondeva abilità mistiche da non sottovalutare.

Ø  Tatterdemalion, ex attore, come l’Ago non proprio nel fiore degli anni, ma capace di nascondere molte sorprese nel suo abito da straccione.

Ø  Lucciola. Vestita secondo i più rigidi dettami della Generazione X, era il primo nuovo acquisto del gruppo. Era una giovane mutante capace di dare forza agli spiriti dei defunti.

Ø  Lupa. Secondo nuovo acquisto. Mutante prevalentemente umana nell’aspetto (volendo escludere la rada pelliccia grigia, gli artigli, le zanne, le orecchie appuntite e gli occhi color verdi dell’omonimo animale), ferale nel carattere. E nel look ‘selvatico’ a base di piercing e dello stretto necessario in omaggio alla decenza.

“Ammiriamo davvero la tua faccia tosta,” disse uno dei Grimm, seguito a ruota dall’altro, con identico tono, “pertanto alla tua chiamata abbiam dato risposta.”

“Speravo davvero che aveste perso almeno quest’abitudine lessicale,” disse Tick-Tock. A intervalli regolari, l’ometto lanciava nervose occhiate a Lupa prima, poi alla sua immancabile cipolla.

“Non morde, Tick-Tock,” disse il Fantasma. “Non noi, almeno.”

“Pensavamo la stessa cosa per Jack Russell,” fece il mutante.

“Sbagliato. Sapevamo che durante la Luna piena il suo autocontrollo tendeva a vacillare, e la nostra Dansen Macabre aveva esattamente il compito di aiutarlo. Peccato che proprio il lupo in lui, alla fine, non fosse uno spirito domabile.”

“E allora perché cercarcene un altro?” chiese Gypsy Moth. Diede anche lei un’occhiata in tralice a Lupa, che ricambiò guardandola come la gatta prima del topo.

“Come gli esseri umani, i lupi sanno essere molto versatili nelle situazioni critiche, nonché eccellenti combattenti. Nessuno di noi possiede i sensi naturali acuti come Lupa, e ciò può rappresentare un importante vantaggio tattico. A differenza di Jack Russell, inoltre, Lupa è perfettamente stabile…ed ha un perfetto controllo sui suoi ‘sottoposti’.”

Un tetro ululato, filtrato dalla nebbia, giunse alle orecchie dei presenti.

“Ti prenderò in parola, su questo,” disse Tatterdemalion, con la sua voce roca, attraverso la sciarpa che gli copriva il volto dal naso in giù. “Ma ora, e senza trucchi, vogliamo sapere perché ci hai fatto uscire di galera.”

Non bisognava essere stati addestrati dai più raffinati maestri del culto di Kali, per percepire la terribile tensione che aleggiava là dentro. La prima volta che il vigilante in nero di nome Sudario aveva radunato questa gente, lo aveva fatto, mentendo loro, per ottenere un gruppo di bene infiltrati giustizieri nel mondo del crimine. Combattere il male con le sue stesse armi.

Aveva sbagliato, e il gruppo si era ribellato contro di lui. Ora sarebbe stato diverso.

Il Fantasma annuì. “Il Night Shift deve vivere ancora una volta, prefiggendosi gli stessi obiettivi conseguiti alla sua prima fondazione. So che a nessuno di voi piace l’idea di essere degli ‘eroi’, intesi come benevoli servitori del pubblico.

“Non intendo gettarvi allo sbaraglio contro i supercriminali, per quelli ci sono samaritani a sufficienza. Intendo che si continui a lavorare in modo da colpire il crimine organizzato al cuore, privarlo di mezzi, uomini e proprietà, arricchendo noi. Non sarete sottoposti ad alcun codice etico, salvo quello di non coinvolgere degli innocenti nei nostri affari. Lo scopo finale è quello di aiutare la società.

“Naturalmente, non intendo sottovalutare la vostra capacità di coesione nella nostra precedente esperienza. So che come Night Shift, avete continuato a lavorare insieme[i]. Come nuovo capo, non intendo ripetere gli errori del mio predecessore.”

“Se rifiutiamo,” “in gattabuia torniamo?”

“Sì.”

“Allora penso di potere parlare a nome di tutti e risparmiarci la risposta che arriverà fra poco,” disse Tick-Tock alzandosi in piedi. “Accettiamo la tua ‘offerta’, anche se sono diverse le motivazioni per quanto riguarda Lupa e Lucciola.”

Il Fantasma si alzò in piedi. Tenendo i pugni poggiati al tavolo d’ebano, si chinò in avanti e disse, “Eccellente. Ho già pronta una lista di obiettivi.”

“Ma non ci dire,” borbottò Moth, aggiungendo una parolaccia nella sua lingua nativa.

 

Come ogni metropoli che si rispetti, Los Angeles non era immune alla sindrome delle ‘due facce’. Dietro al glamour che la caratterizzava, si nascondeva una fiorente industria del crimine, di cui droga, scommesse e prostituzione erano le punte di diamante.

Un business tentacolare, un’idra dalle molte teste. Sarebbe stato un lavoraccio solo ridurre significativamente la presenza per le strade, soprattutto ora che l’intero Stato della California non versava nelle migliori condizioni economiche.

Partire dai capoccia, dalle teste dei vari cartelli e famiglie, sarebbe stato controproducente. Avrebbe solo scatenato lotte di potere e spostamento dei baricentri.

No, bisognava partire dalle radici, dal mercato che alimentava questa gente priva di ogni morale. Bisognava mettere la strizza ai consumatori, e togliere di mezzo i loro aguzzini.

E quale migliore posto di una raffineria clandestina di droga, per iniziare?

L’edificio in periferia era solo una parte del diffuso decadimento urbano. Interi complessi immobiliari erano stati ormai reclamati dai senzatetto e dagli immigrati clandestini. La legge operava occasionali rastrellamenti per farsi bella di fronte alla stampa, ma alla fine le cose restavano com’erano.

Era il posto ideale per svolgere i propri affari senza problemi. La raffineria in questione occupava l’intero ultimo piano del palazzo un tempo lussuoso: 200 metri quadri interamente occupati. Questi produttori e spacciatori praticamente vivevano qui da più di due anni. Le attrezzature erano tutte facilmente smontabili, e in caso di retata venivano occultate e disperse in tutto il palazzo. Si trovavano all’ultimo piano, il settimo, senza ascensore, e ce ne voleva prima che la polizia riuscisse a raggiungerli. Quando arrivavano, al massimo si trovavano di fronte a qualche innocuo cannato senzatetto.

La sistemazione perfetta, dunque?

No.

Erano nel pieno dell’attività, quando, senza un suono, uno squarcio si aprì nell’aria. I criminali restarono a dir poco di stucco, perdendo preziosi secondi a fissare  il globo multicolore allungarsi, assumere la forma di una specie di manta…e finalmente rivelare il Night Shift al completo!

“Signori,” disse il Fantasma. “ricordate: ci servono vivi e vegeti.”

Lupa fu la prima a darci dentro! Scattò in avanti, così veloce che due spacciatori quasi non la videro arrivare loro addosso! Due potenti pugni li colpirono al ventre, tramortendoli all’istante.

Ago interpretò alla lettera gli ordini del capo: tese l’arma, foggiata nella guisa del suo nom-de-plume, come una lancia di giavellotto, e la lanciò. Uno spacciatore si ritrovò la mano letteralmente impalata contro il muro. Urlò orribilmente.

A quel punto, il caos divenne completo. Gli altri spacciatori spararono quasi alla cieca contro i loro numerosi opponenti. Ma era già troppo tardi: gli occhi di Lucciola brillarono, e dalla teenager eruttò un simulacro del terribile Effetto-Fenice. L’uccello di energia avviluppo i proiettili, che si arrestarono a mezz’aria per poi ricadere al suolo in un allegro tintinnio.

Gypsy Moth vide diversi spacciatori cercare di defilarsi dalla porta. Fece un gesto, e i loro abiti si trasformarono in solidi bozzoli.

“Gli altri sono nostri,” “arrivano i mostri!” I Fratelli Grimm schioccarono le dita, e nuvole dorate apparvero sotto i loro piedi. Su quelle nuvole, decollarono all’inseguimento dei fuggitivi.

Tatterdemalion afferrò la sua sciarpa. Con uno strattone al punto giusto, la divise in due. La agitò come un lasso, e la lanciò all’indirizzo di tre giovani. Come per magia, il pezzo di stoffa si stese e quando arrivò addosso al suo obiettivo, era abbastanza lunga da avvolgerli per bene tutti e tre. “Te lo concedo, capo: questi nuovi trucchi funzionano.”

“Non potevamo aspettarci di meno,” disse Tick-Tock, che stava di fronte all’ultimo degli spacciatori: un giovane ispanico che imbracciava una replica dell’AK-47. Era pallido e tremava. “Indietro…por Dios, state indietro, mostri! Ve mato todos!”

“Non lo farai,” rispose l’ometto, placidamente.

“Ci credo che non lo farà,” ringhiò Lupa, avvicinandosi, a quattro zampe, con i canini appuntiti bene in vista, fissando negli occhi il giovane. Si leccò le labbra vermiglie. “Che ci provi. Coraggio.”

“La sua arma, prego,” fece l’ometto, tendendo la mano. Il ragazzo, finalmente, decise che non valeva fare il martire. “Tenetemela lontana, vi prego…” balbettò, e consegnò l’arma a Tick-Tock…come facilmente prevedibile. Lupa fece uno sbuffo di indignazione.

Un attimo dopo, anche i Grimm tornarono con le loro prede, avvolte in bozzoli collosi. “Poco divertimento,” “ci è voluto un momento.”

Gli spacciatori furono tutti radunati al centro della raffineria. Il Fantasma emerse dalla stanza adiacente: spalancò il suo mantello, e ne emersero altri quattro sciagurati. Tremavano, piangevano, i loro occhi erano vitrei. Appena furono fuori dalla loro trappola, si misero in posizione fetale.

“Prima ed ultima possibilità di cooperare, signori,” disse il Fantasma, mentre il Night Shift si metteva in formazione intorno a loro. “Vogliamo le coordinate delle vostre zone di spaccio, vogliamo sapere a chi consegnate i soldi, chi sono i vostri fornitori di materia prima e i nomi degli avvocati che vi tirano fuori.”

“Hai detto bene, amico,” disse uno dei criminali, quasi sghignazzando. “Avvocati. Di quelli in gamba, che faranno finire voi nei casini per questo arresto illegale!” E sottolineò il concetto, sputando in faccia al tenebroso vigilante. “Chiaro, eroi?”

La saliva scorse lentamente su una maschera impassibile. “Credo che non ti sia chiaro che non siamo eroi. Tick-Tock?”

L’ometto osservò la sua cipolla, poi indicò l’ispanico. “Lui non saprà dirci nulla comunque. Andrà bene.”

“Ottimo. Ago..?”

L’anziana figura si avvicinò all’ispanico. La sua lancia ad ago luccicò sinistramente sotto le lampade al neon.

“No! Avevate promesso, avevate…” le sue parole si trasformarono in verso strozzato, appena la lancia, con un agile movimento, lo trapassò all’addome! I suoi occhi rotearono all’indietro, e si accasciò contro l’arma, lasciandosi dietro una scia di sangue.

“Dove eravamo rimasti?” chiese il Fantasma al giovane che ora non era più tanto arrogante. “E tu sarai l’ultimo della lista, se necessario. Chissà se nel frattempo i tuoi complici…”

“Vi dico tutto io!” disse uno di loro, una ragazza. “Oddio, per favore, non uccideteci! Ho una bambina, lo faccio per lei!” Un attimo dopo, snocciolò tutte le informazioni desiderate, dati avallati dagli altri, che continuavano a lanciare occhiate spaventate al corpo di Jose.

Il Fantasma fu soddisfatto. “Molto bene. Manterrò la parola.” Si concentrò. I suoi occhi divennero due sinistri fuochi fatui. I volti dei prigionieri passarono rapidamente ad una maschera di puro terrore. Il Night Shift osservò affascinato, in silenzio, quel processo.

Gli occhi si spensero. A quel punto, dei criminali erano rimasti solo dei gusci tremolanti, sbavanti e puzzolenti di escrementi.

“Hanno forse visto le tenebre dentro di loro?” chiese uno dei Grimm.

“In un certo senso. Ho stimolato le loro fobie più recondite, rendendole reali; ma quello che importa di più è che assoceranno a noi il loro terrore. E ci penseranno due volte prima di tornare a questa vita.”

Quanto all’unico morto, anche se non era stata autodifesa, era stata comunque giustizia: il ragazzo aveva personalmente ucciso suo fratello neonato all’età di dieci anni, e la sua ‘carriera’ nel mondo del crimine era costellata del sangue di innocenti. Era di fatto un papabile ai gradi alti della sua organizzazione…se lo si fosse lasciato fare. “Ci sono soldi o documenti utili?” chiese, senza aspettarsi veramente una risposta positiva.

Infatti, dopo una meticolosa perquisizione -vale a dire che tutto quello che poteva essere rovesciato, distrutto o fatto a pezzi fu in tale modo trattato- Dansen Macabre disse, “Niente di niente. Solo la droga.” E quella non poteva certo essere venduta per profitto. “Fratelli Grimm..?”

“Si fa un focherello,” disse uno dei due. Con un gesto fluido della mano, fece apparire in essa un uovo metallico. Tick-Tock, accarezzandosi una tasca, disse, “I vigili del fuoco sono in arrivo.” Naturalmente, li aveva chiamati un minuto fa.

Il Grimm lanciò l’uovo, che appena toccò il mucchio della droga in pasticche, si mise a ticchettare. Il Fantasma attivò il teletrasporto, ed il Night Shift lasciò la scena.

Quando i pompieri fossero arrivati, avrebbero spento l’incendio appena in tempo. Gli spacciatori sarebbero stati diagnosticati con un grave caso di infezione dai fumi della droga.

 

Si chiamava Arnold Pepper. Il suo aspetto era quello di un anonimo contabile, e quello era effettivamente il suo lavoro: per una settimana, quest’uomo molto stempiato, vestito di grigio, raccoglieva gli incassi della sua area di competenza, consegnati dai ‘capi zona’ . Circa centomila dollari a sera, nei giorni buoni, il più provenienti dalle scommesse.

L’uomo osservò gli addetti trasportare i sacchi di denaro nel furgone blindato, sotto la sorveglianza di guardie armate. L’operazione avveniva in disciplinato silenzio, mentre oltre un milione di dollari lasciava lo studio di un onesto notaio. Quella era l’ultima tappa del furgone, che per l’organizzazione aveva raccolto circa tre milioni di dollari.

E, come sempre, tutto andò bene. Ci fu il consueto scambio di ricevute, poi le guardie salirono a bordo delle auto di scorta, ed il furgone partì.

 

“Un giorno o l’altro, lo giuro, faccio sparire due o tremila dollari. Sto chiedendo un aumento da una vita.”

La guardia seduta accanto all’autista si limitò a roteare gli occhi. Come impiegati per una delle più importanti famiglie del Maggia, guadagnavano abbastanza da mantenersi la moglie ed un paio di puttane. Il guaio di Jack è che il suo vero grande amore erano le scommesse; si era indebitato fino al collo, e prima o poi sarebbe finito a*

Uno stridore di freni, e il furgone tamponò l’auto di scorta anteriore. Dietro di loro, ci fu un altro stridore di freni. Ma i due uomini non ci fecero caso. La loro attenzione era tutta per

la donna. Una donna bellissima, che danzava ad un ritmo che esaltava le sue grazie, un ritmo lento, irresistibile…

…Ipnotico. In pochi istanti, gli autisti del furgone e la scorta furono vittime del fascino di Dansen Macabre.

 

Arnold Pepper stava per chiudere la porta dello studio dietro di sé, quando udì il suono dell’incidente!

Si voltò di scatto…solo per venire inchiodato alla parete da una mano pelosa alla gola! Gli occhiali quasi gli caddero, ma non ne aveva bisogno per capire che era davvero nei guai.

Mentre Lupa, ringhiando, lo tratteneva, il Fantasma gli disse, “E ora, signor Pepper, la prego di guardare bene nell’occhio del mio collega, l’Ago.”

Gli occhi spalancati dal terrore, Pepper si trovò a guardare nell’unico occhio dell’uomo in costume. Un occhio luminoso, così luminoso…

 

I Fratelli Grimm finirono di infilare l’ultimo sacco di dollari dentro un sacco assurdamente piccolo. Accanto a loro, un verdone mangiasasssi si stava pascendo delle porte del furgone. “Chi ben comincia,” “è a meta dell’opera.” Uno chiuse il sacco, e l’altro lo fece sparire con un altro svolazzo di mano. Poi dal vicolo emersero il Fantasma e gli altri.

“Abbiamo le coordinate bancarie. Buon lavoro, signori.”

 

Circa un minuto dopo, il gruppo si materializzò a Villa Folssom; più precisamente, nella stanza riservata a Lucciola.

La ragazza, masticando a mitraglia una gomma, era stravaccata su una sedia. Sulla scrivania stava un portatile dell’ultima generazione, già acceso e in attesa. “Ce ne avete messo. Ancora un po’, e dovevo aggiornare il sistema.”

Il Fantasma le passò un foglietto. “Ora puoi cominciare a lavorare.”

Lei memorizzò rapidamente le coordinate bancarie e la password, poi si dedicò al computer. Fece volare le dita sulla tastiera. Entrare nel conto era la parte facile; sarebbe stato più divertente farlo partendo da zero, ma il capo non ci teneva ad attirare l’attenzione… “Ecco qua.” Fece un fischio. “Però, non è mica vero che il crimine non paga. Ci paga abbondantemente!” Lavorando ancora sulla tastiera, trasferì l’intero conto, fino all’ultimo centesimo, su una serie di conti esteri nei più blindati paradisi fiscali. Poi si mise al lavoro sugli altri conti indicati da Arnold Pepper sotto l’irresistibile influenza ipnotica dell’Ago.

Ci vollero circa trenta minuti, ma alla fine la famiglia Corsoni si trovò più povera di 120 milioni di dollari, e il Night Shift più ricco di 10, più quelli presi al furgone. Gli altri 110 sarebbero stati trasferiti, a piccole dosi, a varie organizzazioni umanitarie ed ambientalistiche sparse per il mondo.

“Come prima notte di lavoro, non possiamo lamentarci,” disse il Fantasma. “Naturalmente, la nostra percentuale è più bassa, dati i rischi ridotti… Ma non temete: appena la malavita comincerà ad organizzarsi meglio, i nostri soldi dovremo guadagnarceli per davvero.”

 

Nell’esatto momento in cui il Fantasma pronunciava quelle parole, in un lussuoso casinò…

 

“Hanno fatto cosa?”

Vittorio Corsoni era stato svegliato appena due ore dopo essere andato a dormire. Era stata una buona serata, l’unica cosa decente di una giornata stressante, ed ora questo. “Sarà meglio che sia uno scherzo,” sibilò, allacciandosi alla meglio la cintura della vestaglia, mentre entrava nel suo studio. “O siete morti!”

Il segretario particolare e capo delle guardie del corpo di Corsoni era la combinazione ideale per ogni donna: un cervello fine in un corpo da bodybuilder, tutto in tiro come se fosse appena uscito da un’accademia militare. E, effettivamente, Samuel Seller era un ex-militare. Medaglia d’onore nella prima Guerra del Golfo e poi in Afghanistan, più diverse operazioni ‘bagnate’ per conto del governo. Era un uomo che aveva paura di una sola persona: il suo capo.

Vittorio Corsoni era il degno capo della sua famiglia: regolava personalmente ogni operazione con il pugno di ferro, possedeva una mente molto acuta e già il Maggia lo stava considerando quale leadedr per la costa occidentale. E lui non poteva presentarsi con un simile fiasco nel suo curriculum.

Seller aspettò che il capo si fosse messo seduto, poi disse, “Nessun errore. Alle ore 01:20, degli sconosciuti hanno attaccato la nostra raffineria n.10. Un morto, sei feriti. Sono stati tutti ricoverati. Sono sotto choc, incapaci anche solo di esprimersi coerentemente. Tre sono già in stato catatonico.

“Alle ore 01:31, il furgone con gli incassi della settimana è stato attaccato e derubato. Gli autisti e gli uomini della scorta non hanno alcuna memoria di quanto sia accaduto. Arnold Pepper, il nostro contabile, è stato trovato in stato catatonico nelle vicinanze del suo studio.

“Ho fatto un controllo ai nostri conti presso la CityLife Bank, per sicurezza, e ho scoperto che tutti i nostri conti sono stati svuotati. Un lavoro pulito, apparentemente senza tracce del responsabile.”

Vittorio Corsoni aveva quaranta anni. Era in piena forma, non fumava e non usava nessuna delle droghe che la sua organizzazione commerciava, e beveva moderatamente. Poteva tirare avanti anche una settimana di seguito prima di avere bisogno di riposo, quando si metteva in testa di fare qualcosa. “Le telecamere?”

Seller annuì. C’erano microcamere addosso agli agenti ed agli uomini della scorta, nascoste come fermacravatta e gemelli. Microtrasmittenti erano altresì installate in ogni raffineria. “Il loro contenuto è sotto analisi. I risultati perverranno fra mezz’ora.”

Corsoni sorrise sinistramente. “Bene. Vuol dire che mi godrò quest’attesa…”



[i] L’ultima volta su RAGNO ROSSO